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Commemorazione dei 150 anni dalla morte di Clemente Folchi, domenica 30 settembre 2018
14 Aprile 2018 @ 1:20 - 30 Settembre 2018 @ 23:00
“… Il maggior successo professionale del Folchi fu comunque la realizzazione del traforo del monte Catillo per l’inalveamento dell’Aniene a Tivoli. Dopo la rovinosa inondazione del 1829, che minacciò buona parte della città tiburtina, egli venne incaricato da Pio VIII d’ideare opere atte alla deviazione del corso d’acqua.
Il progetto, approvato dal successivo pontefice Gregorio XVI, prevedeva il convogliamento dell’Aniene entro il monte Catillo per un doppio tunnel lungo 270 metri, creando all’estremità opposta una nuova ed alta cascata di circa 120 metri (Pacifici, 1940). In quest’opera le innovazioni tecnico-strutturali e la spregiudicatezza del linguaggio formale, che arrimiccano a modi neogotici sia nel disegno degli imbocchi sia nella sottile linea della cascata, l’avvicinano a coevi esempi europei, svincolandolo da ipoteche accademiche. Durante i lavori, che iniziarono nell’agosto del 1832 e si conclusero con la festosa inaugurazione del 7 ott. 1835, “vennero alla luce elementi archeologici del più grande interesse: numerose lapidi, un arco di ponte, un acquedotto” e vari monumenti funebri romani: “tutti elementi che vennero riuniti ed esposti presso l’imbocco del tunnel, e che furono oggetto di letture del F. alla Pontificia Accademia d’Archeologia nel marzo ’33 ed aprile ’34 e date alle stampe per l’alto interesse destato” (Busiri Vici, 1959, pp. 43-45). Nell’ambito dello stesso intervento risalgono anche altre opere minori, quali la sistemazione del giardino di villa Gregoriana ed il rifacimento di un tratto di antiche mura romane nei pressi di Tivoli (Pacifici, 1940). Particolare menzione merita invece la costruzione del ponte Gregoriano, che, innalzato sul sito dell’antica cascata, si distingue per il carattere classico delle forme e dei materiali. Con la sua attività di ricerca archeologica il F. meritò la nomina, nel 1833, di socio ordinario presso l’Accademia romana d’archeologia, che lo avrebbe portato a stringere in breve tempo una duratura e sincera amicizia con l’archeologo-architetto L. Canina (Busiri Vici, 1959, pp. 51 s.). Il frutto di questi riconoscimenti gli valse l’iscrizione al patriziato tiburtino avvenuta nel 1836 (ibid., p. 47). Nel 1835, in occasione della giornata inaugurale del traforo, il F. riprese l’architettura effimera dei suoi esordi per sottolineare episodi storici rimarchevoli, realizzando un interessante palchetto neogotico destinato ad ospitare Gregorio XVI (Pacifici, 1940)….”
(da GIUSEPPE BONACCORSO, Dizionario biografico degli Italiani, volume 48, 1997)
[Il testo soprariportato, estratto dal sito web dell’Enciclopedia Treccani, contiene due errori piuttosto gravi, come ha rilevato il consigliere della Società Tiburtina di Storia e d’Arte prof. Francesco Ferruti: nella seconda riga, l’inondazione è da datarsi al 1826 e non al 1829; nella sesta riga il verbo “arrimiccano”(!) è da sostituire con “ammiccano”!. Grazie alla nostra pronta segnalazione i due errori sono stati immediatamente corretti dalla redazione dell’Enciclopedia Treccani nel pomeriggio del 27 settembre 2018]
(Articolo apparso sul NOTIZIARIO TIBURTINO, novembre 2014, pag. 18.
G. Battista Wicar, Ritratto di Clemente Folchi, olio su tela, seconda metà XVIII secolo, Accademia di San Luca, Roma.