La scoperta delle vestigia dell’antica città di Trebula Suffenas, a partire dal ‘48, si deve alla forte passione per l’antichità e il territorio di Corrado Manni, artefice dei lavori di sterro per la costruzione della villa in Ciciliano, lungo la via Empolitana, ad est di Tivoli, fra i monti Ruffi e Prenestini.
I notevoli ritrovamenti archeologici di quello che si rivelò essere il cuore del centro abitato, grazie agli studi di Franco Sciarretta, consigliere della Società Tiburtina di Storia e d’Arte, negli anni ‘70, sono racchiusi nel giardino adagiato su un lieve pendio nei pressi del passo della Fortuna, crocevia di fondamentale importanza per le antiche rotte di transumanza e per i collegamenti con Tibur (Tivoli) e Praeneste (Palestrina) e quindi con Roma.
Fondata dai Suffenates, Trebula fu conquistata dai romani alla fine del IV secolo a. C. e agli inizi del primo secolo a. C. fu eletta a Municipio e crebbe d’importanza, protetta dalla nobile famiglia dei Plautii Silvani che vantava stretti rapporti con la famiglia imperiale di Augusto.
Ampi tratti di strade, una piazza lastricata limitata da un muro in opera quadrata (probabilmente il Foro) ed una serie di edifici pertinenti ad una domus databile tra l’età repubblicana e la fine dell’Impero, sono conservati e ora visibili accanto alle strutture di un complesso termale costituito da una serie di ambienti, il più importante dei quali è una sala absidata le cui pareti erano rivestite in marmo e il pavimento, a mosaico bianco-nero, era decorato con scene mitologiche e mostri marini; un suo tratto fu staccato e collocato per molti anni davanti alla fontana di Proserpina di Villa d’Este a Tivoli.
Con gusto antiquario e in linea con lo stile del momento, furono incastonati nei muri moderni un copioso numero di materiali archeologici che rendono il luogo straordinario e fanno da cornice ai resti ancora in situ.
Si apre ora al pubblico il Parco per la visita a Trebula, nell’intento di restituire al territorio la testimonianza più importante delle sue radici, punto di forza per il suo futuro sviluppo economico e culturale, con l’auspicio che possano riprendere le ricerche intorno a questo vasto e importantissimo sito archeologico.