Giovanni Battista Piranesi
(di V.G.P.)
La Società Tiburtina di Storia e d’Arte onora, nel 300° anniversario della nascita, avvenuta a Venezia il 4 ottobre 1720, Giovanni Battista Piranesi.
Vittorio Emanuele Giuntella nell’appendice Cronologia della città di Roma e Annali topografici del Settecento del suo volume Roma nel Settecento (Roma, 1971), segnala che Piranesi giunge, ventenne a Roma, come disegnatore dell’ambasciata di Venezia. Si stabilisce definitivamente nella città nel 1745.
6 anni più tardi presenta il lavoro, in 2 volumi, Le magnificenze di Roma le più rimarcabili consistenti in gran numero di stampe nelle quali vengono rappresentate le più cospicue fabbriche di Roma moderna e le rimaste dell’antica, anche quelle, che sparse sono per l’Italia, con l’aggiunta ancora di molte invenzioni di prospettiva sulla maniera degli antichi romani, come anche di molti capricci di carceri sotterranee … delineate, inventate ed incise da Giambattista Piranesi, e raccolte da Giovanni Bouchard .
Nella lunga “voce” (pp. 151 – 159) dell’ 84° volume del Dizionario biografico degli italiani, imprescindibile e pietra miliare degli studi relativi al veneziano, apparso nel 2015, Mario Bevilacqua segnala – dato fondamentale per noi tiburtini – che “Impegnato nello studio sistematico delle antichità romane, nel 1741 appose firma e data sulla volta di un criptoportico di villa Adriana presso Tivoli, luogo che in seguito si sarebbe rivelato per la sua maturazione dell’idea di magnificenza dell’architettura romana (il rilievo analitico della villa fu la sua ultima opera, pubblicata postuma dal figlio Francesco nel 1781).
Bevilacqua aggiunge che “dalla metà degli anni Quaranta, Piranesi iniziò ad incidere le Grandi Vedute di Roma, serie che avrebbe continuato ad arricchire includendovi anche tavole con monumenti esterni alla città (via Appia, Tivoli e Benevento”.
Scompare, dopo una breve malattia, il 9 novembre 1778 e viene sepolto nella chiesa di S. Maria del Priorato sull’Aventino, con la statua del defunto eseguita da Giuseppe Angelini su commissione della famiglia e il grande candelabro marmoreo predisposto dall’artista per la propria sepoltura almeno fino al 1770 (confiscato da Napoleone, oggi è al Louvre).
Per l’attenzione goduta nei nostri anni sul piano internazionale v. J.A. PINTO, Piranesi at Hadrian’s villa, in Studies in the History of art , XLIII (1993), pp. 464 – 477.