Il culto di Iside e le Janare di Benevento

Nel mondo antico si è fatto ricorso a pratiche rituali capaci di assicurare una sopravvivenza ultraterrena, che ha sempre costituito una delle maggiori aspirazioni dell’umanità. Questi aspetti sono prevalenti nel culto di Iside, che dal II secolo a.C. si diffonde in Italia, dove sono numerosi i santuari consacrati alla dea: tra i più importanti era quello dedicato dall’imperatore Domiziano nell’89 d.C. a Benevento. Iside, fin dalla sua origine in Egitto, è considerata anche la dea della maternità e della fertilità: infatti, il mito racconta che la dea sposa il fratello Osiride e con lui regna sull’Egitto, insegnando alle genti l’agricoltura. Allorché Osiride viene ucciso e smembrato dal malvagio Seth, Iside viaggia alla sua ricerca, ne ritrova e ricompone le membra. Dall’unione con Osiride risorto nasce Horus, dio-bambino. Ma il mito di Iside la descrive non solo come sposa devota e madre, ma anche come maga e incantatrice. La presenza di un Iseo a Benevento si colloca in questa congerie politico-religiosa e l’appellativo di Iside “signora di Benevento” implica la rilevanza dell’Iseo e di Iside stessa nel centro sannita. I Longobardi, giunti a Benevento alla metà circa del VI secolo, si convertirono presto al Cristianesimo per opera del vescovo san Barbato, che abbatté l’antico noce, trovandovi aggrovigliato tra le radici un serpente. E proprio attorno al noce e ai riti che i Longobardi vi praticavano si fonda il mito delle janare, le streghe beneventane, i cui collegamenti con Iside potrebbero essere indicati dalla presenza del serpente, simbolo della dea. Il nome janare potrebbe costituire un ulteriore indizio della loro discendenza dalle sacerdotesse di Iside, o costituire un collegamento con i riti di epoca romana: il termine janara potrebbe derivare o da una corruzione del nome del dio Giano, guardiano delle porte (ianuae), attraverso le quali le streghe si introducevano nelle abitazioni per compiere i loro malefici, o dalla dea Diana, alla quale i Sanniti, dopo la conquista romana, assimilarono la loro principale divinità, la dea Mefite, per i medesimi caratteri lunari e ctonii. Le malefatte e le magie attribuite alle streghe da Apuleio (II secolo d.C.) sono le stesse loro assegnate nel Medioevo e nel Rinascimento, allorché la caccia alle streghe assunse livelli parossistici, anche a seguito delle prediche di san Bernardino da Siena, che accusava in particolare quelle di Benevento di essere responsabili di innumerevoli sciagure e invitava a sterminarle. La dura repressione subita dalle streghe nel XVI e XVII secolo si esaurì sotto l’impulso della nuova legislazione, ma la tradizione vuole che nelle campagne del Beneventano le janare, ultime discendenti delle seguaci di Iside, abbiano continuato in segreto – e forse continuino ancor oggi – le loro pratiche arcane di negromanzia.

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