La sede della Società Tiburtina di SToria e d’Arte, dalla sua fondazione fino al marzo del 2016, è stata ospitata all’interno della Villa d’Este a Tivoli., in Piazza Trento 5.
Attualmente si trova nel Museo Civico Macera – Palazzo della Missione, in via della Carità, 1 (piazza Campitelli).
IL PALAZZO DELLA MISSIONE – COMPLESSO MAURO MACERA
L’Ecclesia et Hospitale Sanctae Annuntiatae (XIV- XVII sec.)
Le prime notizie circa l’esistenza di un ente assistenziale nei pressi della Chiesa dell’Annunziata si datano alla metà del ‘300, come testimoniano due iscrizioni ancora visibili nel ‘700 all’interno della sagrestia. La prima ricordava la fondazione di un hospitale da parte del nobile tiburtino Cecco Maligno, gestito dalla Confraternita dell’Annunziata. L’ospedale era destinato all’assistenza ai malati, ai poveri e all’accoglienza dei pellegrini. L’iniziativa va collocata intorno al 1350, anno di morte del suo fondatore come indicato nell’iscrizione funebre apposta sulla sua lastra tombale, oggi conservata nella Chiesa di Santa Maria Maggiore. La Congregazione e l’ospedale ebbero successivamente, dopo il 1368, il pieno sostegno dell’allora vescovo di Tivoli, il Cardinale Filippo Gezza de Rufinis, come ricordato nella seconda iscrizione. Sulle vicende dell’ospedale, successivamente alla sua fondazione, non si hanno molte notizie; fu utilizzato certamente come ricovero di alcuni feriti della battaglia svoltasi tra i Colonna e gli Orsini nei pressi della città nell’aprile del 1491.
Sulla chiesa dell’Annunziata sono disponibili maggiori informazioni. L’edificio subì degli importanti rifacimenti nel 1540, cui seguì la sua riconsacrazione da parte del Vescovo di Tivoli Marcantonio Croce.
Le vicende dell’Ospedale dell’Annunziata si conclusero, dopo oltre tre secoli di vita, alla fine del XVII secolo, quando venne assorbito da quello di San Giovanni Evangelista.
L’Ecclesia et Hospitale Sanctae Annuntiatae nel XVII secolo
Sulla Chiesa dell’Annunziata e sull’annesso Ospedale, così come si presentavano nel 1673, abbiamo un importante documento redatto da Giovanni Sigismondo Stracha, misuratore di Tivoli, su incarico della Confraternita. Si tratta dei prospetti delle due facciate, che ancora oggi si aprono sulle attuali Piazza e Via Campitelli e sulla Via Mauro Macera.
Il complesso risulta costituito da tre corpi di fabbrica: la chiesa, e due edifici originariamente distinti, poi accorpati per ospitare la sagrestia e l’ospedale.
La facciata della chiesa viene presentata obliquamente, in leggera prospettiva, con il portale sormontato dall’iscrizione SOCIETAS ANNVNTIATAE MDXXXX, come riportato dal Crocchiante nel ‘700, a ricordo della sua ricostruzione nel 1540.
In basso a sinistra, è presente un portale che dà accesso ad un ambiente seminterrato (forse la crypta), che costituisce l’unico elemento sopravvissuto ai rifacimenti successivi. Ancora oggi si legge l’iscrizione PEETRO DE FATIO FECIT PER ANIMA con il nome del devoto benefattore che contribuì alle spese per la sua realizzazione.
Il primo ed il secondo piano erano stati adibiti a sagrestia e ad ospedale, mentre a piano terra sono indicate una casa e delle stanze.
La facciata verso la Strada publica, l’attuale Via M. Macera, presentava il lato privo di finestre della chiesa, sormontata da un campanile a vela, seguito da un portone di ingresso ad una abitazione, e dalla scalinata esterna che permetteva l’accesso all’ospedale. Anche qui, come nell’altro lato, sono presenti delle semplici stanze al piano terra.
La presenza di diversi elementi architettonici trecenteschi nei corpi di fabbrica dell’Ospedale, suggeriscono di essere in presenza ancora dell’originaria struttura donata da Cecco Maligno.
La Chiesa dell’Annunziata e la Casa della Missione (XVIII-XIX sec.)
Nel 1729 il vescovo di Tivoli Placido Pezzangheri, dopo aver soppresso la Confraternita dell’Annunziata, ne destinò i beni residui ai Missionari di San Vincenzo de’ Paoli che ricostruirono la chiesa, conservando il titolo della precedente, ed edificarono la loro Casa, ovvero il monumentale Palazzo della Missione, riproducendo in scala ridotta la chiesa e la Casa della Missione di Montecitorio in Roma.
Il progetto della chiesa, conserva ancora le forme originali, fu opera di Bernardo della Torre, sensibile all’opera borrominiana, all’interno della quale, oltre alle tele e alle statue che ne decorano gli altari, venne apposta, dal lato della facciata, una lapide con il ringraziamento della Congregazione al Monsignor Pezzangheri datata 1740.
Inizia così un lungo periodo, protrattosi fino all’Unità d’Italia, in cui si stabilì uno stretto legame tra Tivoli ed i missionari vincenziani. Va infatti ricordato che, nonostante la parola missione evochi destinazioni lontane, in realtà l’impegno era rivolto all’assistenza spirituale e materiale della popolazione locale e dei paesi della Valle dell’Aniene, che avveniva mediante vere e proprie missioni, ovvero soggiorni più o meno lunghi dei membri della Congregazione. Le loro attività erano molteplici, giungendo anche alla composizione di liti e vertenze tra i cittadini.
Le vicende della Congregazione e del Palazzo della Missione subirono le alterne vicende legate ai processi di secolarizzazione seguiti alla Rivoluzione francese. Durante il periodo napoleonico, infatti, si assistette all’alternarsi in pochi anni di soppressioni e riaperture, fino al ripristino del vecchio ordine a seguito della Restaurazione del 1815.
Dopo un periodo relativamente tranquillo, l’edificio fu occupato nel 1867 dalle truppe di Garibaldi nel corso del suo tentativo di occupare Roma conclusosi con la battaglia di Mentana. Di lì a poco seguì la soppressione definitiva, avvenuta dopo il 1870, a seguito della presa di Roma, che comportò l’acquisizione del complesso nel Demanio dello Stato.
Dal Riformatorio Niccolò Tommaseo ad oggi
Dopo l’acquisizione da parte dello Stato Italiano, il Palazzo, con l’annessa chiesa, trovò una nuova destinazione come Riformatorio Giudiziario per minorenni intitolato al patriota, scrittore, e linguista, Niccolò Tommaseo.
A questo periodo risale la creazione di un cortile esterno su Piazza Campitelli delimitato da un alto muro, oggi demolito in occasione della risistemazione della piazza.
Le vicende dell’ultima guerra segnarono definitivamente la storia del Palazzo della Missione. Dopo il brevissimo insediamento, durato appena qualche giorno, del Comando della Divisione Ariete in ripiegamento su Tivoli dopo il tentativo di difesa di Roma dall’attacco delle truppe tedesche condotte dal generale Kesserling, seguito all’Armistizio dell’8 Settembre, l’edificio venne adibito ad alloggio per cinquantotto famiglie di sfollati e senzatetto, in conseguenza dei disastri bellici, ed in particolare dei bombardamenti del 26 maggio 1944.
L’occupazione, che determinò diverse alterazioni ed un progressivo degrado, si protrasse fino ai primi anni ‘80, quando le ultime famiglie lasciarono l’edificio per una più idonea sistemazione.
Nel frattempo, nel 1981, il Demanio aveva concesso l’uso del Palazzo al Comune di Tivoli che avviò un programma di recupero funzionale, destinandolo successivamente a sede del “Museo della Città di Tivoli”.
Questa scelta segna una vera e propria rinascita dell’edificio, che torna così a svolgere un importante ruolo nella vita della città, quale spazio per la conservazione e la promozione dell’importante patrimonio storico e artistico di Tivoli, che da qui avvia la sua piena valorizzazione.