Le mostre dedicate a Piranesi nel III centenario della nascita
(di F.F.)
Alcune città italiane hanno organizzato importanti mostre per celebrare il terzo centenario della nascita di Piranesi (fig. 1).
I Musei Civici di Bassano del Grappa ospitano fino al 19 ottobre prossimo, nelle sale di Palazzo Sturm, un’esposizione dal titolo “Giambattista Piranesi. Architetto senza tempo”, che propone ai visitatori l’intero patrimonio grafico dell’incisore posseduto dalle raccolte bassanesi. Il catalogo, che reca lo stesso titolo, è stato curato da Pierluigi Panza, giornalista, scrittore e critico d’arte, esperto dell’opera piranesiana, e da Chiara Casarin, che dal 2016 è direttrice dei Musei Civici di Bassano e, dal gennaio scorso, anche del Museo Canova di Possagno. Nel saggio introduttivo del catalogo, pubblicato da Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2020, la stessa Casarin, forte della sua duplice esperienza, si sofferma proprio sulle analogie e le differenze tra Piranesi e Canova. Entrambi erano convinti della perfezione inarrivabile raggiunta dall’arte classica, da assumere perciò come maestra e modello per gli artisti di ogni tempo, ma in due accezioni diverse: Canova fa rivivere l’arte antica nelle sue sculture, Piranesi la ripropone nelle sue incisioni, segnandola però con lo scorrere inesorabile del tempo. Questo gli consente anche di creare composizioni originali, come i vasi e candelabri all’antica, fantasiosi assemblaggi di pezzi originali o dovuti alla creatività dell’autore, che li vendeva ai visitatori inglesi per le loro ville di campagna, come riferisce Panza nel suo contributo su I Piranesi e il Veneto: dei non “serenissimi” rapporti. Luca Massimo Barbero (Giambattista Piranesi alla Fondazione Giorgio Cini) ricorda invece le collezioni delle incisioni piranesiane conservate nella Fondazione veneziana, dove sono state oggetto di una fondamentale mostra nel 2010 (Le arti di Piranesi. Architetto, incisore, antiquario, vedutista, designer). In quell’occasione il milanese Gabriele Basilico (1944-2013), considerato il fotografo di paesaggi urbani più noto nel mondo, fu incaricato di fotografare i luoghi che erano stati raffigurati da Piranesi nelle famose Vedute di Roma e nelle Différentes vues de Pesto, vale a dire Roma, Tivoli e Paestum, per individuare le differenze prodotte dallo scorrere del tempo e il diverso approccio ai soggetti da parte dell’incisore settecentesco e del fotografo contemporaneo. Tra le incisioni riguardanti Villa Adriana il catalogo riproduce quella con gli Avanzi del Tempio del Dio Canopo, cioè del “Serapeo”, che fu particolarmente cara a Marguerite Yourcenar. La veduta piranesiana viene messa a confronto con la foto scattata da Basilico nel 2010, quando già da tempo erano state risollevate le colonne ioniche davanti all’esedra del Serapeo. Il Museo di Bassano conserva anche la tavola con il Catalogo delle opere date finora alla luce da Gio. Battista Piranesi…, con i relativi prezzi di vendita, testimonianza dell’importanza che l’incisore attribuì sempre alle ricadute economiche della sua attività, tanto da essere accusato di venalità. Tra le incisioni comprese nelle Vedute di Roma compaiono anche quelle di soggetto tiburtino, come le tre che riguardano il Tempio della Sibilla (fig. 2). Le altre raffigurano la “Villa di Mecenate” (tre vedute), il “Ponte Lugano” (sic), il “Tempio della Tosse” (all’esterno e all’interno), la Cascata Vecchia e le Cascatelle, Villa d’Este (fig. 3) e il “Tempio di Apollo” a Villa Adriana, della quale vengono rappresentati anche il Padiglione di Tempe e il Pecile. Chiude il catalogo la serie delle Carceri d’invenzione, pubblicata per la prima volta nel 1748, che viene tradizionalmente ritenuta una denuncia dei metodi dell’Inquisizione. Non bisogna però dimenticare che Piranesi doveva avere ben presenti gli orrori delle prigioni veneziane (i Pozzi e i Piombi) e che, secondo un’acuta intuizione di Federico Zeri, l’incisore potrebbe essersi richiamato anche all’Inferno di Dante.
Lo stesso Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, ha curato la mostra “Piranesi Roma Basilico”, che resterà aperta a Venezia, nella Galleria di Palazzo Cini a San Vio, fino al prossimo 23 novembre. Sono esposte 25 stampe originali dell’incisore veneziano, che vengono messe a confronto con le vedute degli stessi luoghi fotografati da Gabriele Basilico per la mostra organizzata sempre dalla Fondazione Cini nel 2010, alla quale abbiamo già accennato a proposito dell’esposizione di Bassano.
Si annuncia infine come un grande evento culturale la mostra “Giambattista Piranesi. Sognare il sogno impossibile”, che si svolgerà all’Istituto centrale per la grafica, con sede in Palazzo Poli alla Fontana di Trevi, dal 15 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021. L’Istituto possiede infatti tutte le matrici calcografiche incise da Piranesi e dai suoi allievi, che furono acquistate dall’editore parigino Firmin Didot nel 1838, per volontà di papa Gregorio XVI, cui spetta il merito di aver fatto costruire da Giuseppe Valadier il palazzo della Calcografia camerale, della quale l’odierno Istituto costituisce il continuatore. Il Fondo di matrici Piranesi rappresenta una delle sue raccolte più importanti, alle quali si aggiungono alcune serie particolarmente pregiate, che appartengono al Gabinetto dei disegni e delle stampe. Nella mostra saranno esposti anche disegni piranesiani provenienti dalla Galleria degli Uffizi, nonché dipinti e pezzi archeologici, come le repliche di antichità conservate nella Reale Accademia di Belle Arti di San Fernando a Madrid. In questo modo si delineerà a tutto tondo la personalità dell’artista veneziano, che non fu soltanto incisore ma anche archeologo, architetto, decoratore, mercante.
La mostra sarà articolata nelle seguenti sezioni:
• I Capricci e le Carceri, architetture fantastiche del primo periodo.
• Le Antichità Romane e il Campo Marzio.
• Piranesi designer: camini, vasi e candelabri.
• Le Vedute di Roma e dei dintorni (che comprenderanno sicuramente quelle di Tivoli e Villa Adriana).
• Vedute di Paestum.
Un’apposita sezione sarà poi dedicata alla tecnica incisoria di Piranesi, con particolare riferimento alle matrici delle Carceri, e alle opere di artisti contemporanei, come Michelangelo Pistoletto, in cui si avverte il retaggio dell’eredità piranesiana, che sarà attualizzata anche con la pubblicazione di un volume multimediale e di una graphic novel (romanzo grafico) dedicati all’incisore veneziano. Quest’ultima, dovuta al noto fumettista Ratigher, avrà come protagonista proprio Piranesi e sarà ambientata al Colosseo.
In passato la nostra città ha dedicato due mostre a Piranesi, che sono state ospitate entrambe nelle sale di Villa d’Este: la prima, dal titolo “Piranesi 1720-1778: le vedute di Tivoli”, si è svolta nel 1984, a cura di Edgar Alegre e Antonio Ruta Amodio; la seconda, intitolata “Piranesi. Vedute e antichità di Tivoli”, si è tenuta nel 1996 ed è stata accompagnata da un ponderoso catalogo, curato da Vincenzo Conti. Anche nella mostra “Le bellezze di Tivoli nelle immagini e negli scritti del Grand Tour”, allestita nel Museo della Città dal 17 dicembre 2016 al 31 ottobre 2017, le incisioni piranesiane hanno avuto una parte considerevole, come si può vedere nel relativo catalogo, redatto da Roberto Borgia. La mostra del 1996 aveva previsto anche la predisposizione di un “Percorso Piranesiano”, articolato in due itinerari: uno riguardante la città di Tivoli e i suoi immediati dintorni, fino al Tempio della Tosse e al mausoleo dei Plauzi, l’altro svolgentesi all’interno di Villa Adriana. In occasione dell’attuale centenario piranesiano, i due itinerari del 1996 saranno fusi in un unico “Percorso Piranesi”, che partirà da Villa d’Este e, attraverso il centro cittadino con i templi dell’acropoli, seguirà l’antica via Tiburtina fino al Tempio della Tosse e a Villa Adriana. L’iniziativa è volta a celebrare i vent’anni dell’iscrizione delle due ville nella Lista UNESCO del patrimonio mondiale dell’umanità, avvenuta per Villa Adriana nel 1999 e per Villa d’Este nel 2001. A questo proposito sarebbe auspicabile che si riprendesse in considerazione l’idea di avanzare la candidatura a sito UNESCO della Villa Gregoriana o, meglio ancora, di tutto il costone che limita a nord la città di Tivoli, comprendente numerosi luoghi e monumenti più volte raffigurati da Piranesi nelle sue incisioni: i templi dell’acropoli, le cascatelle e il santuario d’Ercole Vincitore.
Allargando il quadro delle iniziative a livello europeo, segnaliamo che il British Museum aveva annunciato l’apertura di una mostra su “Piranesi drawings: visions of antiquity”, che è stata rinviata al 2021 a causa della pandemia. È prevista invece per il 4 ottobre prossimo l’inaugurazione della mostra “Das Piranesi-Prinzip”, che si terrà nella Kunstbibliothek di Berlino fino al 7 febbraio 2021 e sarà incentrata sulle incisioni, i libri, gli opuscoli polemici, le illustrazioni satiriche dell’incisore, provenienti dalle collezioni della stessa Kunstbibliothek (Biblioteca d’arte) e del Kupferstichkabinett (Gabinetto delle incisioni su rame), con materiali che in alcuni casi saranno esposti per la prima volta. La mostra, organizzata dagli Staatliche Museen zu Berlin e dalla Humboldt-Universität zu Berlin, sarà divisa in cinque sezioni, che riguarderanno le seguenti tematiche:
• La Roma di Piranesi.
• La scena di Piranesi, che studierà l’influenza del teatro sulle Vedute e sulle Carceri.
• Il laboratorio di Piranesi, con riferimento all’attività della sua bottega.
• Il palazzo di Piranesi, che riguarderà il Palazzo Tomati presso la scalinata della Trinità dei Monti, dove l’incisore risiedette dal 1761 alla morte, collocandovi la sua bottega e il “Museo” in cui esponeva gli oggetti antichi e quelli che lui stesso aveva ricreato, mettendoli poi in vendita.
• L’arena di Piranesi, dove l’artista sarà presentato come una figura polarizzante sulla scena artistica internazionale.
Rimanendo nell’ambito europeo, ricordiamo infine che negli “Atti e Memorie” del 1996, pp. 280-281, avevamo segnalato il Convegno del 1979 su Piranesi e la cultura antiquaria, i cui “Atti”, pubblicati nel 1983, contenevano interessanti riferimenti a Villa Adriana, presenti nei contributi di Henri Lavagne (Piranèse archéologue à la Villa d’Hadrien), Jonathan Scott (Some sculpture from Hadrian’s Villa, Tivoli) e Maria Grazia Messina (Piranesi: l’ornato e il gusto egizio, con accenni alle opere di stile egittizzante rinvenute nella villa).