Scheda: Arci (Via Empolitana-Fosso Empiglione), a cura di Zaccaria Mari
SCHEDA SCAVI ARCHEOLOGICI
Provincia: Roma
Comune: Castel Madama
Località: Arci (via Empolitana-fosso di Empiglione)
Tipologia: Acquedotto di età romana (Anio novus)
Descrizione:
Nella zona significativamente denominata “Arci”, fra Tivoli e Castel Madama, sulla via Empolitana, si trova uno dei più suggestivi “nodi” degli acquedotti antichi, paragonabile a quello di Tor Fiscale a Roma. Vi convergono, infatti, i quattro acquedotti provenienti dalla valle dell’Aniene, c.d. aniensi (Anio vetus 272-270 a.C., Aqua Marcia 144-140 a.C., Aqua Claudia e Anio novus 30-52 d.C.). In particolare nel Comune di Castel Madama l’Anio novus si scinde in due rami, uno dei quali corre lungo l’Empolitana in direzione di Tivoli, l’altro invece devia a Sud, scavalcando la via e il vicino fosso di Empiglione (fig. 1). Sono qui le arcate più imponenti, immortalate in foto storiche della fine ‘800 (fig. 2), che ancora oggi caratterizzano fortemente il paesaggio.
Nel 2014-15 la Soprintendenza è intervenuta a dirigere l’intervento, realizzato dalla proprietà, di ripulitura dalla vegetazione dell’intero tratto di acquedotto (lungh m 250) fra la via e il fosso e di sistemazione della strada campestre antistante, lungo la quale sono state collocate luci e piante ornamentali (fig. 3). A margine dell’Empolitana, ove gli archi sono crollati, si è riportata alla luce la base di un pilone costituita dall’originaria struttura di età claudia in opus quadratum, rifasciata con muratura laterizia (fig. 4). Il pilone fu demolito, per recuperare i blocchi di tufo e le grappe che li collegavano, forse già in epoca medioevale, quando questo ramo dell’acquedotto era definito “arco fulgurati” (documeto del 958). L’attiguo fornice che superava l’Empolitana antica (è incerto se nella sede della via attuale) doveva essere più ampio e monumentalizzato. La ripulitura del tratto seguente sino al fosso ha consentito di documentare lo stato di conservazione dell’acquedotto rispetto alle foto e ai rilevi Ashby di più di un secolo fa. La situazione è quasi invariata, ma urgono opere di consolidamento a causa soprattutto delle lesioni e del distacco delle masse murarie costruite in epoche diverse. Le tre arcate ancora in piedi e sormontate dallo speco (figg. 5-6), completamente ricostruite in laterizio sotto Adriano, sono le uniche che sono state oggetto di restauro (integrazioni alla base e cerchiature in ferro eseguite negli anni Trenta del ‘900). La bella cortina laterizia e le duplici ghiere degli archi risultano asportate quasi del tutto. Seguono i resti di vari piloni conservati per modesta altezza, ma alquanto interrati alla base, che presentano la struttura in blocchi interamente rifasciata; due di essi sono ancora collegati da bassi archi di un ordine inferiore ridotti al solo nucleo cementizio. Vicino al fosso due piloni hanno assunto il singolare aspetto di ambienti quadrati a causa della rimozione dei blocchi, di cui rimane netta l’impronta sul cementizio (fig. 7).
Bibliografia
Th. Ashby, Gli acquedotti di Roma antica, Roma 1991 (traduz. di The Acqueducts of Ancient Rome, Oxford 1935), pp. 318-323, Z. Mari, Via Empolitana, km 3,800, acquedotto dell’Anio Novus, in Thomas Ashby. Un archeologo fotografa la Campagna Romana tra ‘800 e ‘900, Roma 1986, pp. 238-240, n. 199, J. Coste, Un insediamento del Tiburtino: Empiglione, “Atti e Memorie della Società Tiburtina di Storia e d’Arte” 61, 1988, p. 152, F. Pompilio, Valle d’Empiglione, Fosso d’Empiglione, in I giganti dell’acqua. Acquedotti romani del Lazio nelle fotografie di Thomas Ashby (1892-1925), a cura di S. Le Pera, R. Turchetti, Roma 2007, pp. 172-177, nn. 2-3
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