Scheda: via Empolitana-Arci (a cura di Zaccaria Mari)

SCHEDA SCAVI ARCHEOLOGICI

Provincia: Roma

Comune: Tivoli

Località: Via Empolitana-Arci

Tipologia: Acquedotti di età romana (Anio vetus, Aqua Marcia e Anio novus)

Autore della scheda: Zaccaria Mari

 

            Durante la realizzazione (anni 2018-2019) del nuovo ponte stradale dell’Empolitana (c.d. Ponte degli Acquedotti), in loc. Arci, a Tivoli, sul fosso di Empiglione, finalizzato a destinare all’esclusivo traffico locale la via che passa sotto gli archi superstiti dell’Aqua Marcia (144-140 a.C.) e dell’Anio novus (38-52 d.C.), è stata rimessa in luce, grazie soprattutto al taglio della vegetazione, la situazione topografica antica, ben illustrata nell’opera di Thomas Ashby (1935) e che Rodolfo Lanciani (1881) definì “stupendo nodo” degli acquedotti romani (figg. 1-2). Molte sono anche le “vedute” del XVIII-XX secolo che la raffigurano.

In uno spazio di circa 80 metri confluivano, a partire da Nord-Ovest, la Marcia, l’Empolitana antica, l’Anio novus e l’Empolitana di età medioevale; ancora più ad Est è il moderno viadotto del 1755 progettato dall’architetto Gerolamo Theodoli. I tratti all’interno della valle risultano interamente crollati (enormi massi di muratura sono precipitati nell’alveo del fosso); restano, oltre alla lunga serie di arcuazioni dell’Anio novus sulla sponda sinistra (opposta alla strada), da alcuni anni oggetto di restauro, il piantato di piloni e gli ultimi due archi di ambedue gli acquedotti sulla sponda sinistra. L’altissimo arco dell’Anio novus è in laterizio, databile a una ricostruzione di età severiana (inizi III secolo), ma ingloba alla base la primitiva struttura in blocchi di travertino, dei quali si vedono le impronte anche nel lato verso il fosso (fig. 3). L’arco è sormontato da una torretta medioevale, mentre sul lato interno del pilone verso valle si trova un affresco devozionale mariano, attribuibili alla trasformazione in porta difensiva e poi daziaria (c.d. Porta Adriana) mediante l’inserimento di un muro con accesso ad arco, visibile in vecchie stampe. L’arcata della Marcia, piuttosto bassa, recentemente oggetto di messa in sicurezza, conserva la ghiera a blocchi di tufo inserita in una struttura cementizia (fig. 4). Sotto l’arco, aderente al piedritto verso monte, corre lo speco, coperto a doppio spiovente, del ben più antico Anio vetus (il secondo acquedotto pubblico di Roma dopo l’Aqua Appia del 312 a.C.), realizzato in blocchetti di tufo su nucleo cementizio (fig. 5); lo speco prosegue a destra dell’arco ove si presenta restaurato in opera laterizia e listata di età medio e tardo-imperiale.

A breve distanza dal lato sinistro della Marcia è avvenuta una scoperta inattesa. Ancora infisso sul pendio nella posizione originaria, anche se leggermente inclinato in avanti, è tornato alla luce, durante la ripulitura, uno dei cippi numerati dell’acquedotto, che si susseguivano con numero crescente a partire da Roma lungo il tracciato (fig. 4, 6). Fa parte della serie dei cippi o termini posti in occasione del restauro augusteo dell’11-4 a.C. autorizzato con senatoconsulto, dei quali sono noti altri esemplari fra Roma e Tivoli e fra Tivoli e le sorgenti dell’acquedotto nella media valle dell’Aniene. Il presente, a forma di semplice parallelepipedo, in travertino come altri in area tiburtina, reca il solito formulario (fig. 7): nomi dell’acquedotto e dell’imperatore Augusto, riferimento al senatus consultum, numero d’ordine, indicazione della distanza dal cippo precedente: Mar(cia). / Imp(erator) Caesar, / divi f(ilius), Augustus, / ex s(enatus) c(onsulto), DCCCLXIII, p(edes) CCCL.

            Si tratta del cippo n. 863, che distava dal precedente 350 pedes (= m 103,495), distanza di gran lunga superiore a quella più ricorrente di 240 piedi, cioè uno iugerum (= m 70,968), in ragione della quale i cippi sono in genere detti “iugerali”. Nei pressi di Tivoli sono stati rinvenuti i nn. 803, 815, 819, 823. La funzione di tali cippi, che contrassegnavano la fascia pubblica di rispetto dell’acquedotto, ove era inibito qualsiasi intervento privato e che doveva essere tenuta sempre pulita e accessibile, era connessa alla periodica opera di manutenzione e pulizia dell’acquedotto. Riportati su speciali mappe (formae) in uso alle maestranze dipendenti dal magistrato delle acque (curator aquarum), consentivano, in virtù della numerazione progressiva, di localizzare e raggiungere i punti bisognosi di intervento.

I lavori sono stati seguiti e documentati da Francesco Bono.

Bibliografia

 Lanciani, I comentarii di Frontino intorno le acque e gli acquedotti. Silloge epigrafica aquaria, Roma 1881, pp. 289-290, Th. Ashby, Gli acquedotti di Roma antica, Roma 1991 (traduz. di The Aqueducts of Ancient Rome, Oxford 1935), pp. 77-80, 134, 331-334, Z. Mari, Via Empolitana, km. 2, acquedotto Marcio, acquedotto dell’Anio Novus, in Thomas Ashby. Un archeologo fotografa la Campagna Romana tra ‘800 e ‘900, Roma 1986, pp. 228-229, n. 188, pp. 241, n. 201, Z. Mari, Nuovi cippi degli acquedotti aniensi. Considerazioni sull’uso dei cippi acquari, “Papers of the British School at Rome” 59, 1991, pp. 156-168, F. Sciarretta, Viaggio a Tivoli. Guida della città e del territorio, Tivoli 2001, pp. 276-278, F. Carboni, in I giganti dell’acqua. Acquedotti romani del Lazio nelle fotografie di Thomas Ashby (1892-1925), a cura di S. Le Pera, R. Turchetti, Roma 2007, pp. 85-87, nn. 2-4, pp. 181-182, nn. 6-7, R. Mezzina, Tivoli, acquedotto Anio Novus. Conservazione del bene e garanzia della pubblica incolumità, in “Lazio e Sabina” 9 (Atti del Convegno Nono Incontro di Studi sul Lazio e la Sabina, Roma 2012), a cura di G. Ghini, Z. Mari, Roma 2014, pp. 47-52, M. Cogotti, Tivoli. Paesaggio del Grand Tour, Roma 2014, pp. 23-25

 

 

 

DIDASCALIE

 

Fig. 1. I resti degli acquedotti e il nuovo ponte stradale in loc. Arci

Fig. 2. Pianta dei resti degli acquedotti in loc. Arci (da Th. Ashby, 1991)

Fig. 3. Arco dell’Anio novus

Fig. 4. Arcata dell’Aqua Marcia

Fig. 5. Arcata dell’Aqua Marcia e sottostante speco dell’Anio vetus

Fig. 6. In alto cippo n. 863 della Aqua Marcia, in basso resti dello speco dell’Anio vetus

Fig. 7. Cippo n. 863 dell’Aqua Marcia